Citazioni


mercoledì 11 giugno 2014

Ianus, parte 1

Questo racconto è nato da una
collaborazione del Losco e Bob.


-Domenica, Giorno 1-


"La prego di perdonarmi per il disturbo, signorina, potrebbe cortesemente dirmi a che piano posso trovare l'appartamento CD34? Dovrei avere un appuntamento, sono il profes-"
"Nessun disturbo, Professor Nickelsen, la stavamo aspettando. Deve solo prendere l'ascensore sulla destra, l'appartamento è al decimo piano."
La professionalità di quella donna  mi lascia un po’ stordito, ma decido di riderci su. La ringrazio per la cortesia, per poi dirigermi con calma verso l’ascensore. Decimo piano, ha detto. Non rimane altro che aspettare.
Devo ammettere che ancora non sono riuscito ad abituarmi alla situazione. Se ci penso su, non posso che trovare naturale che il personale del palazzo sappia del mio arrivo, i militari sono sempre stati incredibilmente efficienti nel preparare operazioni del genere, figuriamoci se potevano sorvolare su un dettaglio del genere. La cosa in fondo mi mette un po’ a disagio, ma immagino che sia un risvolto che si deve accettare, quando si lavora con l’esercito. Del resto il progetto è troppo affascinante per poter fare gli schizzinosi. Ancora pochi minuti e, al salire dell’ascensore, dovrei ritrovarmi nella sfera di influenza del cross-over cognitivo. Farei bene a godermeli, perchè saranno gli ultimi prima di iniziare a sentire nella mia testa i pensieri di uno di quei super-soldati dell’esercito.
Mi chiedo come sarà...in fondo, stiamo parlando pur sempre di uno sconosciuto. Per il poco che mi hanno riferito, non sarei sorpreso nel trovarmi di fronte una sottospecie di Rambo tutto d’un pezzo, e riflettendoci mi risulta difficile pensare ad una tipologia di persona più distante dal sottoscritto. E, a dirla tutta, la cosa non fa altro che rendere l’esperienza ancora più affascinante.
Non che ce ne fosse bisogno, stiamo pur sempre parlando di un vero e proprio collegamento neurale tra due persone, non penso di esagerare nel dire che si tratta dell’esperimento più importante e innovativo dalla scoperta dell’energia nucleare.
Il progetto di per se ha delle potenzialità incredibili, e non solo sul campo di battaglia. Non mi stupirebbe se arrivassimo, un giorno, a creare una colossale rete neurale, un mare di informazioni che viaggiano alla velocità della luce e di fronte al quale il web potrebbe solamente impallidire.
Quando mi hanno parlato del progetto, ne sono rimasto entusiasta. Seriamente, solo uno sciocco poteva dire di no all’idea di diventare, in un certo senso, il Louis Armstrong del nuovo millennio. E a dirla tutta, non è che mi sia rimasto ormai molto da fare…
Oh, ecco l’ascensore. Aveva detto decimo piano, se non ricordo male…

Calma, soldato. Mantieni la calma. È un’ottima opportunità per fare carriera, per testare i tuoi limiti, per verificare fin dove sei arrivata, quanto sei cambiata. Sai di potercela fare, quindi smetti di fare la ragazzina al primo appuntamento. Rilassati. Sarai perfettamente all’altezza. Fai come ti hanno insegnato alla Nuvola. Cos’è che diceva sempre Robert? Quando l’emozione vi sta per sopraffare, osservate gli oggetti intorno a voi. Contateli, cercate di fare uno schema mentale, come se ne andasse della vostra vita. Concentratevi sulle cose immobili. Ritrovate la calma. Se siete tesi per ciò che sta per accadere, ripetete tutto ciò che sapete, concentratevi su ciò che potete prevedere, come se non possano esserci imprevisti. Perché se sarete calmi e sicuri potrete affrontare ogni imprevisto. Quello che so è che Robert avrebbe dovuto aiutarmi a riprendere il controllo di me stessa e invece cercava solo di approfittarsi delle mie debolezze per entrarmi nelle mutande. L’hanno fatto secco, poi. Rapina, se non sbaglio, povero stronzo. Concentrati, soldato. Questi pensieri non sono importanti. Stai semplicemente per affrontare un’altra missione, e prima di ogni missione è importante sapere con chi avrai a che fare. Nickelsen, così si chiama, Nickelsen Mathias. Dottor Nickelsen, professor Nickelsen, o semplicemente Mathias. Come dovrò chiamarlo? No, questi sono gli imprevisti, focalizzati su ciò che sai. Mathias Nickelsen, professore di filosofia e di ingegneria edile. Quarantaquattro anni, vedovo da due, senza figli. Probabilmente sembra più vecchio della sua età. Sarà un uomo impettito vestito sempre in abiti eleganti, con un paio di occhiali sottili nel taschino, abituato a guardare il prossimo dall’alto in basso e con pochi capelli. In questo momento è in un’automobile diretta verso questo palazzo, verso l’appartamento al decimo piano in cui sono seduta, per partecipare al progetto Ianus. Otto ore di chirurgia, medici dell’esercito hanno inserito elettrodi nel tuo e nel suo cervello per stabilire un collegamento wireless tra le vostre menti. Da oggi, per i prossimi sessanta giorni, vivrete nello stesso appartamento, entro un raggio di venti metri l’uno dall’altra, farete un rapporto domani e uno su base regolare ogni giovedì. Il rapporto può contenere ogni tipo di impressione o pensiero personale, purché descriva gli eventi e l'evoluzione della connessione mentale. Il sabato sarete autorizzati a lasciare l’appartamento separatamente e farete un altro rapporto ogni domenica. Il professor Nickelsen, Mathias, lo farà al ventiduesimo piano con un consulente dell’esercito, tu lo scriverai in casa. Il progetto Ianus studia gli effetti e le influenze che due menti avranno l’una sull’altra. Un intellettuale e un soldato. Un uomo e una donna. Due menti quanto più diverse possibile ma entrambe sicure e ineccepibili nel proprio campo. Potrebbe avere risvolti rivoluzionari sullo studio della psiche umana, per non parlare dell’insegnamento, della chirurgia, delle applicazioni in campo militare. Tutto ciò che dovrai fare è essere te stessa e fare rapporti regolari, indagare le potenzialità dell’esperimento e non fare mai menzione delle missioni coperte dal massimo livello di segretezza a cui hai partecipato. Quattro missioni, cancellale dalla tua mente. Sono le otto e trenta, dovrebbe arrivare a momenti. È il momento di prepararti. Lega i capelli, la coda è più professionale. Mano sul mento, assicurati che la sbarbatura sia perfetta…cosa? Tu non hai la barba. Eppure, per un attimo mi era sembrato come se… calma, soldato. Inspira ed espira, lentamente, dieci volte. Hanno scelto te fra tutti per questa missione. Sei all’altezza, non perdere il controllo. Suono di chiavi nella serratura.

-Lunedì, Giorno 2-


“Prego professore, entri pure.”
“Certo, la ringrazio, signor…”
“Tenente Daryl Bolson, professore, ma mi chiami semplicemente Daryl. Si segga, prego. Come sono state le prime ventiquattro ore?”
“A dirla tutta, Daryl, non saprei neanche da dove cominciare…”
“Parta dall’inizio, dalle prime impressioni.”
“Beh, per cominciare, direi che sono rimasto spiazzato nel vedere l’altro soggetto dell’esperimento. Devo ammetterlo, non mi sarei mai aspettato di trovarmi di fronte una donna. E, per quanto abbia cercato di nasconderlo, mi sono sentito a disagio, e immagino che la signorina se ne sia accorta. Sarebbe difficile non farlo nella situazione in cui ci ritroviamo, in fondo”
“In effetti, direi di si. Continui pure.”
“Con queste premesse diciamo che non stupisce che la conversazione sia arrivata presto ad un punto morto. Le considerazioni sul tempo, commenti sulla casa e sull’arredamento, e alla fine quel silenzio imbarazzante. Senza contare poi quando ad ora di pranzo ci siamo accorti che nessuno dei due era bravo in cucina. Alla fine si è offerta di farlo lei, anche se non so quanto sia convenuto. Quella brodaglia era veramente immangiabile-”
“Capisco. Ha per caso notato qualcosa di strano durante la giornata? Qualche sensazione particolare?”
“Beh, non so, il pomeriggio mi sono coricato sul divano, per riposare un po’, sa, sono stati giorni un po’ particolari. Ecco, è stato un sonno un po’ agitato. Movimentato in un certo senso, almeno all’inizio. Poi a un certo punto il sogno che stavo facendo è cambiato, così, dal nulla. Un attimo prima mi pareva di sognare una di quelle tante conferenze a cui ho presenziato negli ultimi anni, nulla di particolare, e l’attimo dopo mi sono ritrovato improvvisamente a sognare paesaggi strani, mai visti. Un deserto sterminato. C’era la pioggia però. Poi ho sentito dei rumori, come dei petardi… non ricordo, sa come sono fatti i sogni. Ci siamo svegliati insieme alla fine.”
“Non mi ha detto che il soldato Solberg si era addormentata.”
“E infatti non ricordo di averla vista coricarsi. Pensavo fosse andata ad allenarsi in palestra, almeno così diceva, poi l’ho ritrovata sulla poltrona vicino alla mia.”
“Capisco. C’è dell’altro?”
“Beh si, dopo cena abbiamo guardato un film, giusto per passare la serata. Si chiamava “Il silenzio dell’Anima”. Un film affascinante, senza alcun dubbio, offriva molti spunti di riflessione. L’atmosfera che si viveva era claustrofobica, quasi surreale, e quelle creature che sembravano abitare il mondo del silenzio non so, sembravano simboleggiare qualcosa. Se ci penso su, la situazione in cui ci ritroviamo io e la signorina, non so, offre quasi dei parallelismi. Ci stavo riflettendo su quando la signorina Solberg mi ha fermato…”
“Mi spieghi meglio, che intende per fermato?”
“Beh, credo che le parole esatte siano state “Certo che ne pensi di stronzate, eh?”. Immagino che sia riuscita a sentire cosa stessi pensando. E’ stata una strana sensazione, non saprei come spiegarla.”
“Capisco, interessante. C’è dell’altro che pensa sia il caso riferirmi?”
“No, credo che con questo ho detto tutto. Alla fine ho preferito addormentarmi di nuovo sul divano, non mi sembrava il caso di dormire con-”
“Perfetto, professore, la ringrazio. Ci vediamo giovedì alla stessa ora.”
“Si, certo. Buona giornata.”

M. Solberg, lunedì 7 aprile.
L’incontro con il soggetto Nickelsen non ha presentato complicazioni. Ci siamo presentati, abbiamo fatto conversazioni di circostanza. Non abbiamo molto da dirci per ora. È sembrato stupito del fatto che io sia una donna, credo fosse convinto io fossi un uomo. Poco prima che entrasse nell’appartamento per un attimo ho creduto di avere la barba, suppongo sia l’influenza della sua mente. Entro un paio d’ore ci siamo resi conto che nessuno dei due è capace di cucinare, quindi ho preso la situazione in mano e ho improvvisato una zuppa di legumi. Mi è sembrata peggiore del solito, ma credo che anche questo dipenda dalle sensazioni che il soggetto Nickelsen proietta nella mia mente. Dopo pranzo è andato a dormire, mentre io facevo un po’ di esercizio. Quando mi sono fermata per respirare, nel silenzio, ho sentito la sua voce nella mia testa. Parlava di contenuto empirico, credo stesse sognando qualcosa di molto noioso, difatti sono stata colta da un attacco di sonnolenza e ho riposato anche io. Ho sognato qualcosa ma non ricordo cosa. Abbiamo cenato con il resto della zuppa e abbiamo visto un film a proposito di un uomo chiuso in una casa, assalito da mostri o da allucinazioni. Il soggetto Nickelsen era molto preso dai suoi ragionamenti, che ad un certo punto hanno iniziato ad invadere la mia mente con prepotenza. È una sensazione simile alla violenza sessuale, mi ha infastidito e quindi l’ho interrotto. Quando siamo andati a dormire si è perso in inutili convenevoli a proposito del dividere il letto e ha deciso di dormire di nuovo sul divano, l’ho lasciato fare. In conclusione, a causa della scarsità di interessi comuni non abbiamo avuto modo di confrontarci in maniera attiva, quindi allo stato attuale non ho molto da aggiungere sugli effetti del cross-over cognitivo. Come da istruzioni, lascerò che le situazioni evolvano.

-Giovedì, Giorno 5-


“Allora, professore, come sono stati questi giorni? La vedo un po’ pallido, sembra non abbia riposato un granchè.”
“In effetti, dire che questi giorni sono stati un inferno immagino possa essere un eufemismo. Non avrei mai immaginato che la situazione potesse essere così stressante.”
“In che senso? Provi a spiegarmi.”
“Quando mi hanno parlato del progetto, dell’esperimento, mi avevano spiegato che, affinchè la sincronia mentale fosse totale, nonché armoniosa, ci sarebbe voluto un po’ di tempo. Una sorta di periodo di ambientamento. Devo ammettere però che mi aspettavo qualcosa di più graduale.”
“La prego, continui.”
“Diciamo che le voci nella testa sono diventate semplicemente più forti, più presenti, e quindi più opprimenti. Sento ogni secondo i suoi pensieri penetrare nella mia mente, come se qualcuno mi sussurrasse continuamente qualcosa all’orecchio. E’ un’esperienza alquanto invalidante. Mi ritrovo a parlare con lei e improvvisamente perdo il filo del discorso, provo a raccogliere le idee per un saggio e mi ritrovo a pensare a perchè una zuppa di legumi si sia bruciata. Ormai non riesco neanche più ad andare in bagno tranquillamente. A un certo punto ho persino provato a chiederle di non pensare, ma al sentire la sua voce che continuava a ripetere ‘Non pensare.’ ho desistito.”
“Immagino che sia stressante… sembra che il rapporto con il soldato Solberg sia migliorato, o sbaglio?”
“Direi di si, immagino che abbiamo rotto il ghiaccio. La convivenza è civile, abbiamo superato l’imbarazzo iniziale, stiamo anche iniziando a parlare più tranquillamente, se non fosse per quel problema. Ammetto di aver apprezzato il suo tentativo di placare le voci per un istante-”
“Perfetto, me ne compiaccio. Appuntamento a domenica allora, professore. Si ricordi che ha diritto ad uscire una volta il sabato.”
“Certo, lo ricorderò senz’altro. Buongiorno.”

M. Solberg, giovedì 10 aprile.
La convivenza con il soggetto Nickelsen presenta difficoltà. Negli scorsi giorni abbiamo mangiato le stesse tre pietanze a tempi alterni a causa della nostra inesperienza in cucina, e credo che anche questo, sebbene in piccola parte, influisca sulla nostra mente. In ogni caso ci stiamo adoperando per trovare una soluzione al problema. Ciò che crea vere difficoltà è la convivenza stessa, i pensieri del soggetto Nickelsen entrano nella mia testa come un rumore di sottofondo, sembra che qualcuno mi dicesse costantemente cosa fare e cercasse di spingermi a riflettere ed agire secondo i suoi ritmi e i suoi criteri. La cosa funziona anche nel senso inverso, sembra che i miei pensieri distraggano il soggetto Nickelsen impedendogli di espletare le proprie funzioni corporali. Mi ha chiesto di non pensare mentre lui è al bagno, ma lo trovo molto difficile. Faccio presente che più volte mi è capitato di perdere la concentrazione nel mezzo di un discorso perché il soggetto Nickelsen rispondeva prima che avessi finito di parlare, facendo riferimento a cose che avevo solo pensato. A volte, se sono distratta, non riesco a distinguere ciò che pensa da ciò che dice davvero. Tutto ciò è fastidioso, spesso la sera veniamo entrambi colti da forti emicranie, difficilmente andiamo a dormire dopo mezzanotte ma non riusciamo a riposare adeguatamente. Il soggetto Nickelsen sembra ben disposto nei miei confronti, e per quanto a tratti mi risulti noioso si è rivelato essere un piacevole conversatore.



-Domenica, Giorno 8-


“Immagino sia il caso di parlarne dall’inizio. Ho approfittato della giornata libera per informarmi un po’ riguardo a Melissa. Ho chiesto un po’ in giro, mi sono fatto guidare da conoscenze, penso non sia necessario spiegare che se si sa un minimo dove guardare i risultati arrivano in fretta. Quello che ho scoperto penso sia stato illuminante. Quando ho varcato quella porta, anzi anche prima di farlo, mi aspettavo di avere a che fare con una specie di macchina, un essere umano nato soldato e cresciuto come tale, uno di quei tanti stereotipi che ormai i vari media ti servono su un piatto d’argento. E’ difficile vedere un essere umano per quel che è quando indossa la divisa. Vai a leggere qui, vai a raccogliere informazioni lì, e improvvisamente ti viene aperto un mondo. Melissa era una ragazza normalissima, cresciuta in una famiglia normalissima, e con gli stessi, inevitabili problemi. Non è sempre stata ligia al dovere come sembra ora, a quanto ho letto. Da ragazzina era ribelle, si sentiva incompresa e… ha preso una brutta strada. Non ci sono molte notizie del clima familiare, ma non mi risulta difficile immaginarmelo. Figlia unica, un padre troppo protettivo e la volontà di affermarsi, di essere se stessa, di dimostrare di poter fare quello che vuole. Da li il rifiuto di qualsiasi autorità, da li le cattive compagnie. E la droga. E’ stata cacciata di casa e si è ritrovata in mezzo ad una strada. I soldi, inutile dirlo, non bastavano mai. Si è improvvisata tante cose, ha chiesto l’elemosina, penso che ha una vaga idea di come funzionano queste situazioni, si arriva al punto in cui non c’è nulla che non faresti per una dose. Un vostro collega l’ ha salvata, un colonnello. L’ha portata a casa, l’ha fatta unire in un gruppo di riabilitazione. Immagino che l’ordine a un certo punto sia diventato una necessità. Bisognava reprimere gli istinti per non cadervi preda di nuovo. Probabilmente anche per questo è entrata nell’esercito. Ho seguito tutta la sua carriera sotto le armi, per curiosità. Ha partecipato a quattro guerre, sa? Sì, immagino che lo sappia. Posso solo immaginare gli orrori che si è trovata davanti, dopo tutte le difficoltà che ha dovuto affrontare, il tutto a poco più di vent’anni. Penso di non poter fare altro che rispettare una persona del genere, soprattutto dopo essere arrivato a sentire le parole che ogni giorno si ripete in testa per mantenere il controllo. Dopo un’esperienza del genere, l’immagine di Melissa ne è uscita...rivalutata.
Parlando degli aspetti inerenti il cross-over cognitivo, i giorni sono stati tranquilli. Ormai la voce di fondo non mi disturba più, ci ho fatto l’abitudine. Sento a poco a poco i pensieri di Melissa sempre meno estranei. A dirla tutta, credo di iniziare a beneficiare della sua influenza. Mi sembra di avere un modo di pensare più fluido, più schematico, più chiaro. In definitiva, più semplice da seguire. Non credo di avere altro da aggiungere.”
“I miei complimenti professore, è stato chiaro e conciso.”
“La ringrazio, Daryl.”
“Bene, direi che possiamo sciogliere la seduta. L’appuntamento è per-”
“Ecco, Daryl, a tal proposito volevo chiederle una cortesia. A seguito dei progressi che mi è parso di aver fatto ultimamente, credo che d’ora in avanti potrei anche io iniziare a scriverli, i rapporti, come fa Melissa. Capisco che all’inizio vi sia stato bisogno che in un certo senso qualcuno lo facesse per me, ma penso di essere idoneo a farli io stesso, ora. Sempre che lei non abbia nulla in contrario, ovviamente.”
“Nessun problema, Professore, anzi, può essere solo positivo che riesca a prendere queste iniziative. D’ora in avanti, allora, verrà in questa stessa stanza ogni giovedì e ogni lunedì per compilare il suo rapporto, che poi dovrà portare a casa. Un solo appunto, non è sollevato dal divieto di leggere i rapporti del soldato Solberg. Tutto chiaro?”
“Cristallino.”
“Benissimo, professore, allora penso sia tutto. E’ stato un piacere avere a che fare con lei.”
“Il piacere è stato mio. Buongiorno.”

M. Solberg, domenica 13 aprile.
La convivenza con Nickelsen presenta meno problemi ogni giorno che passa. Lentamente mi sono abituata ai suoi pensieri nella mia mente, ho smesso di trovarlo fastidioso. Suppongo sia lo stesso per lui, abbiamo entrambi smesso di soffrire di emicranie. Ieri sono uscita a fare una passeggiata senza meta, cosa che faccio molto raramente. Credo che la presenza di Nickelsen stia educando la mia mente a pensare in modo diverso da prima, mentre camminavo mi sono soffermata più volte a guardare edifici e cercare di immaginare quanto fossero profonde le fondamenta, o come sono fatti dietro la facciata. Mi sono resa conto di conoscere cose che non ho mai imparato, di apprezzare cose a cui prima ero completamente indifferente.
Camminavo per strade che conoscevo senza mai esserci stata prima. Ho visto una coppia con un bambino e ho pensato a cosa significhi costruire una famiglia, a come sarebbe la mia vita di ogni giorno se avessi un piccolo umano che dipende da me e che dovessi proteggere da nemici che non sparano, e senza poter impugnare un M16. Pensieri di questo genere non avevano mai attraversato la mia mente prima di quel momento, allora mi sono seduta in un bar per approfondirli. Sorseggiavo il mio té e osservavo le persone. Di solito lo faccio per identificare possibili minacce, ma ieri ero molto più presa dai loro sguardi e dalle loro espressioni, mi chiedevo cosa pensassero, come pensassero, come fossero le loro vite, se pensavano le stesse cose che pensavo io, cosa pensassero mentre mi guardavano, il mondo mi sembrava completamente diverso perché non ero abituata al mio nuovo punto di vista, ogni piccola cosa aveva tantissime novità da offrire. Ero così presa ad osservare le cose che ho quasi fatto tardi per il coprifuoco.

-Giovedì, Giorno 12-


Mathias Nickelsen, Rapporto del 17 aprile.
Questi ultimi giorni in casa sono stati particolarmente piacevoli. Dopo le scoperte che ho fatto sabato scorso, ho deciso di provare ad avvicinarmi di più a Melissa. Per quanto stia sentendo ogni giorno i suoi pensieri passare attraverso i miei, mi rendevo conto di non sapere abbastanza, e non ho mai nascosto di avere un animo curioso, soprattutto quando sono interessato a qualcosa. O a qualcuno.
Abbiamo parlato molto, del più e del meno. Conversazioni normali, cose che non ti aspetti se pensi che hai davanti una donna che ha combattuto un po’ ovunque. Abbiamo visto un altro film in questi giorni. Si chiamava “La Pausa”. Ho letto qualche recensione, ma non sono riuscito a godermelo a pieno. Il film, infatti, era ambientato a Sydney, e questa cosa mi ha un po’ scosso. Ho cercato di scacciare i pensieri, in situazioni del genere è ormai diventata una cosa quasi necessaria. Per tentare di cambiare il discorso, le ho chiesto se era mai stata in Australia. Mi ha riferito di no, ed in effetti nei vari rapporti non ho mai letto di missioni da quelle parti. Mi chiedo se abbia mai avuto anche solo il tempo di pensare ad un viaggio.
Il giorno dopo, per cercare di avvicinarmi di più a Melissa, sono entrato in palestra, mentre si allenava vicino al sacco. Le ho chiesto se le andasse di insegnarmi, e mi è sembrata compiaciuta. E’ stato strano, a volte, quando non avevo tempo di pensare a come muovermi, mi è sembrato di riuscire a prevedere le sue mosse ed una efficiente risposta, come se fosse istintivo. Immagino abbia sempre a che fare con l’esperimento, affascinante.
In questi giorni, intoltre, sto iniziando ad insegnarle qualcosa di filosofia. Impara in fretta, e la cosa mi rallegra. Immagino che anche questo abbia a che fare con il processo di crossing over cognitivo. Se penso a cosa si potrebbe raggiungere se il progetto si rivelasse un successo, mi sento quasi eccitato.
A tal proposito, volevo fare luce su un possibile effetto collaterale. Mi sembra di iniziare a sentire come una tensione sessuale nei confronti di Melissa. Non so come affrontare la cosa, a dirla tutta mi sento un po’ a disagio. Mi chiedo come la cosa sia nata. Certo, lei è affascinante, ma prima d’ora non credo di aver mai provato un interesse del genere nei suoi confronti. Cercherò di pensarci su.

M. Solberg, giovedì 17 aprile.
Io e Nickelsen iniziamo ad andare d'accordo. Abbiamo trovato un punto d'incontro, o forse stiamo iniziando a pensare allo stesso modo. Finalmente ha capito che non ho problemi a dividere il letto con lui, ha iniziato a dormirci senza chiedermelo, ma già lo sapevo, esattamente come lui sapeva che non ho nulla in contrario. Qualche sera fa abbiamo visto un film romantico, o forse drammatico, si chiamava "La pausa". Era ambientato a Sydney, e lui mi ha chiesto se ci fossi mai stata. Secondo le istruzioni ricevute non sono autorizzata a parlare delle missioni di massima segretezza a cui ho preso parte, quindi non ho fatto menzione dell’operazione Footpath Rescue. Temevo che potesse capire che nascondevo qualcosa, quindi ho fatto come mi hanno insegnato alla Nuvola, quando ci spiegavano come fare per non pensare a quanto volessimo un'altra dose. Ha funzionato allora e credo che abbia funzionato anche con Mat Nickelsen. In questi giorni parliamo molto, abbiamo deciso che inizierò a impartirgli lezioni di autodifesa, e lui di filosofia. Credo che potrà essere un'ottima occasione per testare i limiti della nostra connessione e scoprire quanto possiamo essere ricettivi. Ho immaginato più volte di avere rapporti sessuali con lui, forse a causa dell'imminente ciclo mestruale, o perché l'ha immaginato lui, o forse per entrambi i motivi. Inizio in ogni caso a sentire un certo interesse verso di lui anche dal punto di vista umano, mi trovo spesso a pensare a me e lui come un uomo e una donna che vivono nella stessa casa e condividono tutto, piuttosto che come a due soggetti di un esperimento. Penso alla sua mente come ad un’estensione della mia, e credo sia normale volerla esplorare e conoscere a fondo. Purtroppo non sono mai stata brava a gestire efficientemente i miei rapporti umani, spesso vorrei chiedergli di sè, vorrei sentirlo rispondere anche se potrei cercare nella sua mente senza chiedere il permesso, ma ho paura di toccare un nervo scoperto. So che soffre ancora per la perdita della moglie. Forse dovrei solo trovare il coraggio di avvicinarmi, ma temo che se lasciassi cadere la maschera da soldato potrei crollare. Troppo ansiosa, troppo emotiva, troppo insicura, troppo sentimentale, troppo desiderosa di attaccarmi. Ma in fondo sono stata in guerra, avvicinarsi ad una persona non può essere più difficile.
Nota: credo che nel caso del desiderio sessuale si sia verificato un effetto di amplificazione. La mia eccitazione potrebbe aver influito sulla sua mente, che ha trasferito di nuovo quelle sensazioni nella mia. Suggerisco ulteriori approfondimenti.

-Domenica, Giorno 15-


Mathias Nickelsen, Rapporto del 20 Aprile
Dopo questi giorni a dir poco infernali, penso che non ringrazierò mai abbastanza il cielo di essere nato maschio. Penso che poche volte ho vissuto sensazioni così fastidiose come il soffrire della sindrome premestruale.
Immagino che questo possa essere il più grande effetto collaterale di cui abbia sofferto da quando siamo entrati in questa casa, quindi mi pare opportuno cercare di descriverlo al meglio. Ho, anzi abbiamo, iniziato a soffrire di una particolare irritabilità. Nulla di particolare, nulla di definito, semplicemente iniziavamo ad arrabbiarci per niente. Ho sentito nella mia testa una sensazione di stizza che non mi apparteneva, ma che, al livello a cui siamo giunti, non riuscivo a non sentire come tale. Ci siamo urlati spesso contro, per poi scusarci, a volte abbiamo sfiorato le lacrime. E a quanto sto vedendo, lei soffre la situazione leggermente più di me. Immagino che abbia a che fare col fatto che i SUOI ormoni sono in subbuglio, non i miei. Ciò mi lascia pensare che ci sia un particolare limite che non siamo ancora riusciti a superare, che riguarda le sensazioni corporee in senso stretto.
La situazione comunque presto ha iniziato a sfuggirci di mano. Se la teoria di Melissa è giusta, è possibile che le nostre sensazioni comuni si ravvivino l’un l’altra, diventando più forti, più intense, e allo stesso tempo nostre e altrui. La stizza che provava lei si è ripercossa su di me. E la mia stizza ha esacerbato la sua. L’irritazione è diventata rabbia, e la rabbia ha iniziato a sfociare nell’odio. E l’odio che stavo iniziando a provare verso di lei si è ripercosso contro di me. E quando iniziavo ad arrivare ad istinti violenti, ero allo stesso tempo tentato di picchiarla e di picchiarmi. Quando ho iniziato a guardare i coltelli in cucina con “desiderio” ho capito che dovevo uscire di li, al più presto. Ho preso la giacca e sono uscito a prendere una birra. Sono stato fuori tutta la sera, in attesa che quella sensazione infernale se ne andasse definitivamente.
Per fortuna, se i miei calcoli sono esatti, il peggio è passato. Invito ad effettuare ulteriori studi al riguardo.

M. Solberg, domenica 20 aprile.
Ritengo che la mia teoria sull'amplificazione di alcuni effetti mentali sia esatta. Non avevo mai sofferto di sindrome premestruale in modo così forte. Sia io che Nickelsen siamo stati estremamente irritabili nei giorni scorsi. Che la mia sindrome abbia influito sulla sua mente è chiaro, ma mi sembra possibile che anche la sua sindrome acquisita abbia avuto un influsso sulla mia mente. Abbiamo rasentato episodi psicotici un paio di volte e per una giornata intera siamo stati sull'orlo della paranoia. Ogni sguardo e ogni parola sembravano contenere cattiverie o insinuazioni, anche pensare era caotico, ero talmente irritata da odiare anche me stessa a tratti. Sabato Mathias è uscito, io sono rimasta a casa a riposare. Ho fatto cruciverba, sudoku, tutte cose che prima mi irritavano e ora sembrano rilassarmi. Ho riflettuto sulla paranoia, mi ha fatto ricordare momenti del mio passato. Vivevo la mia vita una siringa alla volta, una pillola alla volta, una striscia alla volta, elemosinando soldi e offrendo in cambio tutto ciò che potevo, ho ricordato alito sudici sul mio collo, le risse con gli spacciatori, l'odore di sigaretta sulle mie unghie rosicchiate, l'espressione disgustata dei miei familiari. Ricordo il mio primo incontro con il colonnello Petersson, se lui non mi avesse portato alla Nuvola per farmi recuperare e non avesse garantito per me ora non sarei nulla. Chiedo a chiunque legga questo rapporto di riferire le mie parole di gratitudine al colonnello Petersson, perché grazie a lui sono oggi una donna cosciente di sè e dei propri desideri, capace di decidere e di affrontare le conseguenze delle proprie azioni.

-Lunedì 21 Aprile-


-Ridicolo. Siamo capaci di collegare i cervelli delle persone e ancora abbiamo bisogno di mezzo minuto per inizializzare una videoconferenza. Stella, ricordami chi mi troverò davanti.
-Subito, dottore. Oggi sono tre dei principali finanziatori del progetto Ianus: Davis il generale americano, Charron lo scienziato francese, e Jin, o Yin, l’uomo d’affari cinese. Non so come pronunciarlo. Il dottor Sachs non ha la possibilità di presenziare, ma ha detto che si farà vivo nei prossimi giorni.
-Grazie, ora lasciaci soli, sta funzionando. Buongiorno signori, finalmente abbiamo la possibilità di dare un volto ai nomi. Oggi ho ottime notizie da darvi. Negli ultimi quindici giorni abbiamo dato il via all’ultimo passo del progetto Ianus, e sono lieto di annunciare che i quattordici anni di progettazione non sono andati sprecati. Prima di passare ai dati voglio ringraziarvi per la pazienza che avete dimostrato in questa lunghissima attesa, continuando ad accordarci finanziamenti e soprattutto fiducia. Se il maresciallo Matsushita avesse avuto la vostra stessa lungimiranza oggi sarebbe qui con noi, pronto a festeggiare. Ma veniamo ai fatti: il cross-over cognitivo sta dando risultati inattesi, in particolare si verifica un effetto per il quale la sensazione provata da un soggetto viene trasmessa all’altro, che la fa sua e la rispedisce al mittente, amplificandola a dismisura. Dottor Charron, ha una domanda?
-Sì. Vorrei visionare i dati dettagliati su questo effetto.
-Li sto spedendo in questo esatto momento. Vado avanti. Oltre che i pensieri, i due soggetti mettono in comune le proprie capacità, vi basti sapere che in due giorni un professore di filosofia è riuscito a mettere al tappeto un soldato perfettamente addestrato, utilizzando tecniche che non aveva mai praticato ma che ha attinto direttamente dal cervello del suo avversario, senza neanche rendersene conto. Questo non solo sarà una rivoluzione nell’addestramento militare, ma si potrebbe pensare anche di espanderlo ad ogni forma di apprendimento.
-Gradirei una prova video di quanto mi dice.
-Certamente, generale Davis. Farò in modo di fargliene avere una appena possibile, non si preoccupi. Dunque, tutto sta procedendo liscio come l’olio, in generale i dati ci danno ragione di credere che le nostre stime fossero pessimistiche, l’assimilazione mentale procede più velocemente del previsto e se i soggetti continuano a questo passo potremmo dover dare il via all’esperimento finale molto presto. Mi dica, signor Yin.
-Mi raccomando, faccia in modo che l’esperimento finale sia documentato in maniera perfetta e dettagliata. Non mi accontento di promesse e qualche pagina piena di numeri, voglio prove concrete. Abbiamo tra le mani qualcosa di molto delicato, e ognuno deve fare la sua parte. La parte del maresciallo Matsushita era di essere paziente, e sa bene cosa è successo quando non l’ha rispettata. La sua è di darci prove reali, lo faccia e saremo tutti soddisfatti.
-Sarà fatto. Se non ci sono altre domande chiuderei la videoconferenza. A breve riceverete i dati generici sull’avanzamento, più tutti i dati specifici che avete richiesto. A risentirci presto, per l’atto finale.

Link alla Parte 2

3 commenti:

vorgh ha detto...

Colleghi, complimenti. Avete scelto una forma molto easy reading, scorre bene e l'idea mi sembra interessante. In qualche modo mi sembra di prevedere come andrà a finire, ma spero che non sia proprio così come l'immagino. Stupitemi. Stupiteci.

Bob ha detto...

Dipende da cosa hai immaginato :D

merisabellcalitri@libero.it ha detto...

L ' incisività è dote di pochi... sono quelle sensazioni che raggiungono direttamente i sensi anche prima di passare dalla pelle. . Sono quei racconti che parlano di attimi di passioni condivise, di momenti di vita che appaiono e si dissolvono come fanno le cose più belle, come fa il mare... lascia il sale e con esso il sapore di libertà. .. come fa il vento... deposita il suo etereo tocco e vibra di per sempre... la magia della scrittura è anche questa.. raggiungere i sensi senza impedimenti, senza deviazioni né attenuanti. . Continuando a preservare la somma essenza dell'emozione. .. quando si riesce in questo, la scrittura non è più solo un lavoro di penna.. si trasforma e diventa sfogo dell'anima e stimolo delle più belle essenze di vita. . Complimenti davvero!