Citazioni


giovedì 19 giugno 2014

Ianus, parte 2


Questo racconto è nato da una
collaborazione del Losco e Bob.

Link alla Parte 1

-Giovedì, Giorno 19-


Mathias Nickelsen, Rapporto del 24 Aprile
A volte è disarmante quanto le cose riescano a cambiare nel giro di poche ore. Non appena sono tornato a casa, dopo il rapporto di domenica scorsa, ho sentito come se la situazione in casa si fosse fatta più pacifica, più vivibile. Non c’è voluto molto per capire che il ciclo di Melissa era finito. La ritrovata pace è stata una manna dal cielo, e non so se sia stato grazie ad essa o perchè il processo di cross-over cognitivo si sia potenziato ulteriormente in questi giorni, ma ho avuto il sentore che ci fosse subito più armonia, più complicità. Domenica stessa ne abbiamo approfittato e le ho proposto di allenarci un poco. I risultati sono stati notevoli. Nonostante abbia ancora una esperienza irrisoria, ho sentito come se avessi la stessa abilità nel combattimento corpo a corpo che ha Melissa. I colpi venivano naturali, così come le contromosse. A dirla tutta, forse troppo naturali. Nel mio ricevere informazioni in modo passivo, senza rendermene conto, tentavo di utilizzare il mio corpo come se fosse quello di Melissa, insomma un corpo sciolto, allenato, in grado di sostenere determinati movimenti. E così, nel tentativo di dare un calcio troppo alto, mi sono ritrovato a terra insieme a lei. Nello stare stretti a terra, cercando di divincolarci, ho sentito nuovamente una strana pulsione sessuale nei suoi confronti. Non sono riuscito a capire da chi sia nato lo stimolo, nè chi per primo abbia cercato di allontanarlo, so solo che ci siamo alzati imbarazzati, decidendo di terminare li l’allenamento. E’ esattamente in quel momento, mentre lei era andata a farsi la doccia, che è iniziato tutto. Improvvisamente ho sentito come se mi venissero inviate immagini. Anzi, più che immagini, sensazioni. Riuscivo a vedere il suo corpo sotto l’acqua. Sentivo le sensazioni delle sue mani sulla sua stessa pelle, il calore sotto le dita, e sembrava quasi che la stessi toccando io. Era da tempo che non sentivo così tanto di volere una donna, ormai saranno un paio d’anni… Quando è uscita dalla doccia, non ho avuto il coraggio di guardarla negli occhi. Sapevo che sapeva, e sapevo, o almeno percepivo che non sembrava disturbarla, ma la cosa non mi liberava l’imbarazzo. Sono andato sotto la doccia anche io, per cercare di calmarmi, ma sentivo ancora quelle sensazioni vivide sotto le mie dita. Sono quasi certo che Melissa lo abbia fatto apposta, che mi abbia stuzzicato. E quando sono uscito dall’acqua non mi sono lasciato pregare.
Non saprei come descrivere come sia stato il rapporto. In tutta la mia vita non credo di aver vissuto nulla di così intenso, di così passionale. Sembrava quasi come se le nostre menti, le nostre emozioni, si fondessero tra di loro, senza filtri, ed ogni sensazione si amplificasse a dismisura. Penso che ogni aggettivo per qualificare questa esperienza sia riduttivo.
Il giorno dopo siamo rimasti a letto tutto il tempo. Volevamo approfondire quell’esperienza, continuare a scambiare immagini, ricordi, sensazioni in modo caotico e stupefacente. Non ci siamo neanche resi conto che ormai non parlavamo più. Le mie idee, i pensieri che volevo esporle, arrivavano semplicemente nella sua testa, senza veli, senza parole, senza fraintendimenti, proiettate esattamente per quel che erano. E così i suoi pensieri.
Per concludere, posso dire che il resto delle giornate è stato tranquillo, armonioso. Abbiamo comunicato molto, siamo stati molto tempo insieme, il tempo è semplicemente volato. Era da tanto che non stavo così bene con qualcuno.


M. Solberg, giovedì 24 aprile.

Con la fine del ciclo mestruale mi sono resa conto che io e Mathias abbiamo superato uno scoglio molto importante. In un certo senso è stato come se dopo esserci odiati così tanto ci siamo avvicinati di più. Alla Nuvola mi dicevano che se tagli una corda tra due persone e poi la riannodi, la corda sarà più corta e le persone più vicine. Credo che sia andata così, perchè ormai siamo diventati molto intimi. Il cross-over cognitivo sembra essere arrivato a livelli ottimali, al punto che a volte diventa difficile riconoscere la propria personalità. Domenica, dopo il rapporto, abbiamo fatto un po’ di pratica con il combattimento corpo a corpo. Ho mancato Mathias più volte perché calcolavo la distanza basando i miei colpi sulla lunghezza dei suoi arti. Anche lui ha mostrato problemi di coordinazione che credo siano legati ad una percezione di sè falsata, e alla fine ci siamo trovati avvinghiati a terra. A quel punto uno di noi due, probabilmente entrambi, abbiamo pensato di fare sesso, ma qualcosa ci ha fermati, forse il semplice fatto di non riuscire a capire chi lo stesse pensando. Abbiamo deciso di fermarci lì, ma mentre ero sotto la doccia mi sono trovata improvvisamente a desiderare sessualmente me stessa. Ero invasa dall’intensità dei pensieri di Mathias, li percepivo perfettamente, nonostante ci fosse un muro tra noi era come se stessimo già facendo sesso. Ho lasciato che immaginasse tutto quello che voleva, ho guidato la sua mente e quando sono uscita dalla doccia l’ho trovato seduto nel letto, sudato, ansimante. Appena mi ha vista è corso sotto la doccia, ma non ho smesso di stuzzicarlo, anzi ho continuato a far sì che il suo desiderio crescesse.

Quando è uscito abbiamo avuto uno dei rapporti sessuali più intensi che io abbia mai sperimentato. Le sensazioni fisiche e mentali erano armonizzate alla perfezione, un’esperienza quasi mistica. Erano sensazioni così particolari che abbiamo deciso di approfondirle per tutta la giornata di lunedì, e alla fine ci siamo resi conto di non star più parlando. Abbiamo avuto lunghe conversazioni senza aprire bocca e senza scontrarci, era come se le nostre menti aggiungessero gradualmente delle frasi ad un trattato, a turno. Anche quando facciamo esercitazioni di combattimento corpo a corpo è più simile ad una coreografia che ad uno scontro. In questi giorni, anche a causa dell’intensificarsi delle comunicazioni e condivisioni mentali, mi sono resa conto di essermi innamor nutrire un forte trasporto emotivo nei confronti di Mathias.

-Domenica, Giorno 22-




Mathias Nickelsen, Rapporto del 27 Aprile

In questi giorni ho avuto modo di riflettere sulle sensazioni e le immagini che appaiono nella mente durante i nostri rapporti. Mentre siamo a letto, ho notato che i nostri pensieri sembrano meno chiari, più caotici, rendendo impossibile seguirne il filo. Ci ritroviamo semplicemente a non pensare veramente, o a pensare a migliaia di cose contemporaneamente. In particolare, immagini. Mi è parso qualche volta di vedere me stesso, seduto nel mio studio, a sorseggiare un bicchiere di vino. Di vedere lei, stesa in una trincea, con un fulice in mano. Riuscivo a sentire tutte le sensazioni come se fossero mie, pur non avendole mai vissute. Un particolare evento però mi ha incuriosito. Mi è sembrato di vedere uno spezzone del suo passato, il passato prima della riabilitazione, prima del colonnello. Si stava drogando, qualcosa di pesante, ma era tutto poco definito. Ho ragione di credere che il ricordo fosse poco chiaro a causa degli stupefacenti.
Sono rimasto spaesato per un secondo, dopo quella volta. Era sabato, e ho avuto l’impressione che mi mancasse qualcosa per capire al 100% la persona con cui sto vivendo. Dovevo colmare quel vuoto, dovevo provare qualcosa, magari non eccessivamente rischioso, che mi aiutasse semplicemente a sentirmi più vicino a lei.
Cercando sul web, mi sono informato sui funghi allucinogeni. Descrivevano i loro effetti, come funzionassero e, spinto dall’interesse, ho deciso di provarli quella sera stessa.
Non c’è voluto molto per procurarmeli, molte persone nel circolo universitario sono attratte da quella roba, per cui sapevo già a chi chiedere. Li ho consumati direttamente sul posto, e non è passato molto tempo prima che iniziassi a sentire gli effetti. Ricordo che ero a pochi chilometri da casa, in una strada molto illuminata. Le luci sono sembrate improvvisamente in possesso di vita propria. Le vedevo vibrare, scuotersi violentemente, un immagine che a pensarci ora mi mette i brividi, per quanto fosse inquietante. E invece ero solo estremamente affascinato da quello spettacolo. Mi sono sentito poi improvvisamente stanco, affaticato. Sentivo che quello che avevo di fronte era semplicemente…troppo. Riuscivo a vedere la città per metri e metri, vedevo i suoi palazzi che sembravano quasi parlarmi, invadermi con stimoli di qualsiasi tipo che si abbattevano violentemente sul mio cervello, tanto da sovraccaricarlo. Per cercare sollievo, mi sono infilato in un vicolo, così da limitare le fonti di informazioni. Sentivo i piedi come se fossero ovattati, quasi non sembravano più miei. Sapevo che stavo camminando, ma non riuscivo a liberarmi dalla sensazione che le mie scarpe si muovessero da sole.
Il vicolo non portava da nessuna parte. A questo punto mi sono seduto a terra, gli occhi fissi di fronte a me. C’era un muro di mattoni, ricordo, di quei mattoni rossi, come se ne vedono ovunque. Eppure per un istante mi è sembrato lo spettacolo più innovativo che avessi mai visto. Osservavo i singoli mattoni, incolonnati tra di loro, e mi veniva da riflettere su quanto sembrassero una cosa sola così, messi l’uno sopra l’altro, in un equilibrio perfetto, pur essendo entità separate tra di loro. Mentre riflettevo, mi è sembrato di riuscire a vedere più a fondo ogni singolo mattone, come se riuscissi a distinguere le singole molecole che lo componevano. Un secondo dopo, e la visione era totalmente cambiata, espandendosi, inglobando l’intero muro di mattoni, per poi allargarsi maggiormente, portandosi sull’asfalto, su cui il muro poggiava. Quindi su di me, o quello che sapevo essere il mio corpo, pur non sentendolo come tale. In un istante ero io, ma non ero solamente io. Ero un’unità, all’interno di un universo che semplicemente mi inglobava, facendo perdere qualsiasi significato a qualsiasi individualità che potevo sentire precedentemente.
A quel punto ho chiuso gli occhi, e mi sono ritrovato catapultato lì, in fondo al mare. Pensandoci ora, mi sembra strano che non avessi paura di affogare. Era come se fosse totalmente naturale essere li in fondo, fermo a mezz’aria, come se non avessi alcun peso. Ho visto l’immagine di un polpo, che si avvicinava lentamente. Ho avuto la sensazione che fosse un pericolo, che dovessi scappare. Una sensazione durata un solo secondo, per poi sparire, dando spazio ai miei pensieri. Lì sotto mi è parso di sentire una voce femminile, che parlava, parlava, rivelandomi migliaia di concetti in un secondo. Le parole sembravano quasi sovrapporsi fra di loro, mentre il polpo lentamente si avvicinava, inesorabile, veloce e lento nello stesso momento. Il tempo li sotto non aveva alcun senso di esistere.
C’è stato un flash poi, e mi sono ritrovato improvvisamente in alto, su nuvole grigie, tempestose. La pioggia cadeva, incessante, e io ero lassù, e continuavo a sentire quella voce, intermittente. Ho avuto l’impressione di vedere a tratti l’immagine di mia moglie, che vibrava, sbiadiva, per poi trovarmi a fissare Melissa. I suoi capelli poi diventavano di nuovo quelli di Marie, e la voce tornava, e mi sono ritrovato a piovere giù dalla nuvola, avvicinandomi sempre di più alla terra. Continuavo a sentire l’immagine di Melissa davanti ai miei occhi, che si confondeva con Marie, si fondeva con essa, spariva a tratti e ricompariva, senza alcun ordine. Le loro labbra si muovevano, e, nonostante non uscissero parole, mi pareva di sentirle ugualmente. Non ricordo perfettamente cosa mi hanno detto, ho solo in testa un messaggio che mi esortava ad andare avanti. Il mio corpo nel frattempo continuava a scendere, accelerando e fermandosi a mezz’aria. E nel momento in cui toccavo l’acqua, sono sparito, consumato da un sole rosso, comparso dal nulla.
Ho aperto gli occhi, a quel punto, ed ero di nuovo li, in mezzo a quel vicolo, seduto vicino al cassonetto della spazzatura. Gli effetti del fungo si stavano affievolendo, e ne ho approfittato per tornare a casa. Stava già albeggiando.
Non credo di essere ancora riuscito a riprendermi dall’esperienza, ma sento ancora le parole di Marie, o di Melissa, risuonarmi nella testa. Credo che quella visione mi sia servita...forse solo ora sono riuscito a superare il dolore della morte di mia moglie.

M. Solberg, domenica 27 aprile.
Il cross-over cognitivo è arrivato a livelli ottimi. Alcune volte mi sono trovata a vedere immagini nella mente di Mathias che non volevo vedere. Ho visto scene della sua vita passata e del suo matrimonio, l’ho visto ricevere la telefonata che gli ha annunciato che sua moglie, biologa marina a capo di una spedizione scientifica sulle coste dell’Australia, era morta in seguito ad un incontro con un animale velenoso. Ho visto il volto di sua moglie e ho capito immediatamente.
L’Hapalochlaena lunulata, comunemente noto come “Polpo dagli anelli blu”, è una delle creature più velenose al mondo. Ne ho visto uno una volta, durante l’operazione Footpath Rescue. Ieri sono andata a fare un giro e ho cercato informazioni su sua moglie, oltre a rileggere tutti i files relativi all’operazione. Nessuna menzione era fatta a proposito del nome del bersaglio, solo una foto e degli ordini precisi: fingersi una bagnante, avvicinare il bersaglio in una secca ad un centinaio di metri dalla spiaggia, stuzzicare il polpo nel retino con un bastone, lanciarglielo addosso, e assicurarsi che non facesse ritorno al suo campo base per tre minuti. Il bersaglio ha subito compreso di che animale si trattava, mi ha ignorata e ha iniziato a correre verso la spiaggia, allora l’ho fermata e immobilizzata finché la tossina non ha sortito il suo effetto: io la tenevo immobile mentre la pioggia iniziava a caderci addosso, e in meno di un minuto il bersaglio è stato assalito da nausea e ha perso la vista. Ha smesso di parlare e poi di muoversi. Sono rimasta lì mentre la paralisi si estendeva al diaframma e le impediva di respirare. Ho accertato il suo decesso e sono tornata a nuoto alla barca. Nessuno ha mai sospettato che non fosse stato un incidente, e io non mi sono mai posta domande su chi fosse il bersaglio. L’unica domanda che mi pongo ora è: perché io? Perché io sia per la missione Footpath Rescue che per il progetto Ianus? In ogni caso sono perfettamente cosciente dei miei doveri di soldato. Non farò menzione di ciò che ho scoperto con Mathias, non dubiterò né discuterò gli ordini che vengono dall’alto, continuerò ad eseguirli senza pormi domande. La moglie di Mathias sarebbe morta in ogni caso, se non fossi stata io sarebbe stato qualcun altro. E questo farà anche di me una persona orribile, ma non posso fare a meno di pensare che se lei fosse ancora viva io non avrei mai potuto conocerlo. Non avrei mai potuto innamorarmi. Non avrei mai potuto averlo per me. Gli ordini eseguiti dal soldato Solberg non hanno nulla a che vedere con le emozioni di Melissa.

-Giovedì, Giorno 26-


Mathias Nickelsen, Rapporto del 1 Maggio
Dopo l'esperienza di sabato scorso c'è voluto un po' per riprendermi del tutto. Per un paio di giorni mi sono sentito apatico, stanco, e desideravo più che mai di avere i miei spazi, di stare un po' per conto mio. Melissa ha accettato con calma la situazione, senza cercare di forzarmi o di farmelo pesare. Non so se sia perché, vista la nostra situazione, sapeva perfettamente cosa stessi passando o se sia stato semplicemente per rispetto per la mia persona, in ogni caso le sono estremamente grato.
Ho riflettuto molto sul mio rapporto con lei, e mi sono ritrovato spesso a confrontarlo con quello con mia moglie. Io e Marie siamo stati sposati per dodici anni e fidanzati per quattro. Abbiamo passato insieme così tanti momenti, affrontato e superato tante difficoltà, e non ho dubitato praticamente mai del fatto che fossi innamorato di lei. Eppure ho la sensazione di non aver mai avuto un rapporto così profondo con lei. Una parte di me sa bene che in fondo questo rapporto è artificiale, ma l'idea non basta a riconsiderare ciò che provo per lei. Credo di essermi innamorato di Melissa Solberg.
Dopo che mi sono ripreso, siamo tornati a fare spesso l'amore. Ogni volta sento come se pezzi di lei si unissero a me, rendendoci sempre più una cosa sola, come se fossimo due mani eteree che usano due pennelli per dipingere lo stesso quadro, e che si intersecano senza urtarsi. La sensazione di non riuscire a percepire perfettamente i suoi pensieri non è cambiata, così come continuano ad apparire immagini e visioni. Ho notato che questo effetto dura anche poco dopo il rapporto. In particolare, ho visto un episodio del mio passato. Ero sulla Sydney Tower , con mia moglie, e guardavamo il panorama da lassù. Era un po' triste lei, forse per la pioggia che cadeva ininterrottamente. È strano rivivere quei pezzi di vita in pochi secondi. Mi chiedo se anche Melissa abbia provato qualcosa del genere.

M. Solberg, giovedì 1 maggio.
La convivenza con Mathias nei giorni scorsi ha passato un periodo difficile, strano direi. Lui si è comportato in modo apatico da domenica, e ovviamente questa sua sensazione si è ripercossa su di me, abbassando il livello di informazioni condivise. Era come se la sua mente fosse incapace di inviare stimoli alla mia, da quel poco che ho percepito credo abbia fatto uso di droghe. Non ho visto né sentito nulla di concreto da parte sua, ma conosco bene quei comportamenti. Concentrandomi riuscivo a percepire lievemente il suo stato mentale, e ricordavo anche quello. E comunque non credo esistano altre possibili spiegazioni per la sua incapacità di comunicare.
In un certo senso mi ha fatto piacere, ero sconvolta per ciò che avevo scoperto relativamente alla missione Footpath Rescue e ho avuto tempo per mettere quei pensieri a tacere. Dopo quei giorni le cose sono migliorate, Mathias mi ha detto di aver deciso di lasciarsi alle spalle il ricordo di sua moglie, e sebbene in quel momento mi sono sentita al settimo cielo ora che ci penso non posso fare a meno di sentirmi in colpa. Mi chiedo come reagirebbe se sapesse che sono stata io, e ormai non faccio altro che vivere l’attimo, con lui, ogni attimo. È l’unico modo che ho per non pensare a sua moglie, oltre a ripetermi che il soldato Solberg e Melissa sono due entità separate. Non penso ad altro che a quello che succede in tempo reale, mi comporto come una ragazzina alla prima cotta e in fondo non mi dispiace, anche se devo ammettere che trovo abbastanza ironico che la possibilità di sentirmi pienamente vicina alle mie emozioni e poterle vivere con spensieratezza sia arrivata nella forma di un progetto militare. Mi piace cucinare per lui, sto facendo molta pratica e molti progressi, e spesso mi ritrovo, o ci ritroviamo, a pensare a come sarà la nostra vita insieme alla fine del progetto Ianus. Non facciamo altro che pensare, pensiamo insieme, per immagini. Anche ora pensare a delle parole mi risulta difficile, la nostra mente non ne ha formulate per giorni. Pensare insieme è come essere due mani eteree che usano due pennelli per dipingere lo stesso quadro, e che si intersecano senza urtarsi. Stiamo raggiungendo un livello di assimilazione che tre settimane fa, quando l’ho visto varcare quella porta, non avrei mai ritenuto possibile. Durante e dopo i rapporti sessuali, in particolare, le nostre menti si compenetrano in maniera così forte e complessa che diventa impossibile definire i pensieri, è come se tutte le informazioni che abbiamo mai assorbito tramite i nostri sensi si riversassero nella nostra mente tutte insieme. Credo che sarebbe impossibile, ora, vivere separati.

-Sabato 3 Maggio-


"Prego signore, desidera che le esponga le offerte del mese? "
"Me le illustrerà tra pochissimo, grazie. Vorrei prima dare un'occhiata in giro. "
Non so ancora se ho fatto bene a venire qui ora. In fondo non ci hanno mai detto precisamente quanto può durare l'esperimento. Hanno sempre fatto i vaghi, dicendo che il tempo previsto era di due mesi, ma che poteva arrivare addirittura ad un anno e che dipendeva, in definitiva, da come si fossero evolute le cose. Però non riesco a fare a meno di pensare a cosa potremmo fare una volta fuori di lì. Fantasticare non costa nulla, no? E poi sono sicuro che le piacerebbe viaggiare. Magari potremmo andare a Parigi, o magari in Egitto, attraverso il deserto. In fondo l’importante è stare insieme.
Ora che ci penso potrei portarla in Australia. Nonostante tutto quello che è successo, Sydney rimane una città incantevole, è un peccato che non ci sia mai andata. Ripenso al panorama dalla Sydney Tower , da lassù si riusciva a vedere tutta la città. Peccato che piovesse quella volta.. Anche se giurerei che... aspetta un attimo, che diavolo ci facevo a mezze maniche e senza ombrello sotto il diluvio? Eppure controllavo il meteo ogni giorno, dubito che potesse sfuggirmi un temporale del genere.
Qualcosa non quadra. Rifletti, Mathias, sono passati poco più di due anni, dovresti riuscire a ricordartene. Siamo andati sulla torre io e Marie, il giorno prima della sua morte. Il giorno prima di... Oh Cristo.
Corro via dal negozio, entrando veloce in macchina. A casa, rifletto, a casa avrò sicuramente foto, video, cose del genere. Non ho mai buttato un album fotografico in vita mia, figuriamoci quello. Si, deve essere lì.
Arrivo a casa in pochi minuti, salgo a perdifiato le scale e infilo bestemmiando le chiavi nella serratura. All’apertura della porta vengo invaso dalla puzza di chiuso, la casa non arieggiava da un mese. Cerco di allontanare l’odore, sventolando la mano, ed entro nello stanzino. Vediamo, dovrebbe esserci uno scatolone... Eccolo.
Avanti, dove diavolo sei? Aprile 2000...no. Dicembre 1999 no. Ecco, le foto di Sydney. Mi ricordo perfettamente, ci eravamo fatti scattare una foto del paesaggio da una guida, si proprio questa qui.
C'era un sole che spaccava le pietre.



È stato il giorno dopo che è venuto il nubifragio. Ricordo, avevo chiesto a Marie di rimandare l'indagine sul campo, le ho detto che poteva essere pericoloso. Lei naturalmente non mi ascoltò, disse che il grosso del maltempo era previsto nel secondo pomeriggio e che... maledizione...abbiamo dovuto rimandare il funerale di due giorni.
Perché mi ricordavo che piovesse? Che l'esperimento porti a confondere i ricordi? Eppure tutti gli altri sono integri, è la prima volta che si distorcono in questo modo. Al massimo ho fatto miei ricordi di Melissa, ma lei non è mai stata in Australia, me l'ha detto due settimane fa, a che pro mentirmi? Perché ho questa strana sensazione che mi manchi qualcosa?
Ragioniamo, per quel che ho avuto modo di vedere Melissa non ha mai avuto bisogno di mentire. È sempre stata sincera, qualsiasi argomento noi toccassimo. Al massimo non mi ha potuto riferire cose che avevano a che fare strettamente con l'esercito, ma dubito che sia questo il caso. Che interesse può mai avere l'esercito sul giorno in cui è morta mia moglie?
Non so che pensare... Non so neanche che ci faceva li Melissa in quei giorni.
Forse è il caso di andare a parlarne con lei.
***
Apro le porte del palazzo con forza. Mi guardo intorno, notando con la coda dell’occhio che la cabina della portineria è vuota. E’ strano, in tutti questi giorni non l’ho mai trovata incustodita...che abbiano previsto...
Non pensarci Mathias, ora non hai tempo da perdere. Mi dirigo verso l’ascensore. Premo il pulsante, la luce non si accende, provo a premerlo di nuovo, nulla da fare, lo prendo a pugni, nessun segno di vita. Fanculo, salgo le scale.
Arrivo davanti alla porta ansimando. Cerco freneticamente le chiavi, prima nella tasca destra, poi nella sinistra. Niente, dove diavolo le avrò messe...aspetta. Le trovo nella tasca della giacca e con impazienza le infilo nel buco della serratura. Appena riesco ad aprirla, finalmente riprendo a respirare normalmente.
La cerco, frenetico, e ad ogni passo sento i suoi pensieri che si fanno strada nella mia testa. Ci metto qualche secondo a risintonizzarmi e, quando riesco a vedere tutto chiaramente, la vedo, vicino al divano, che mi guarda preoccupata.


la guardo sa che io so cosa è successo no Melissa non spaventarti ho capito perché lo hai fatto so che non avevi scelta non potevi sapere non è colpa tua era solamente il tuo dovere sono stati loro a fare tutto questo capisco che non me lo volessi dire avrei avuto paura anche io deve essere stato difficile per te scoprirlo non temere non è cambiato niente fidati di me non c’è bisogno di odiarsi so che se potessi non mi faresti stare male non ho dimenticato chi sei me lo ricordi ogni giorno e sono innamorato di te ogni giorno ogni mattina che mi sveglio e ti vedo fare il caffé ogni volta che guardiamo un film abbracciati ogni volta che parliamo senza aver bisogno di nascondere nulla ogni volta che facciamo l’amore e ci sentiamo una cosa sola non dimentico chi sei non dimentico i giorni incantevoli che stiamo passando te lo giuro Melissa io ti amo
mi guarda ha capito lo so che ha capito mi sta guardando e io so che tu sai Mathias non è stata colpa mia non sono stata io non sono stata io Melissa è stato il soldato Solberg quella non sono io te lo giuro erano ordini io non potevo sapere e sì sono contenta di poterti avere con me ma non lo sapevo erano ordini volevo dirtelo ma avevo paura ti prego non mi odiare già mi odio da sola per quello che hai passato ti prego sì lo sapevo che avresti capito non è stata colpa mia ero solo uno strumento nelle loro mani non sapevo fosse lei è stato il soldato Solberg non Melissa quella che ti ama quella che tu ami quella che ti sveglia la mattina con il caffè caldo e ti ronza intorno come una studentessa innamorata del professore quella sono io non il soldato che ha ucciso tua moglie il soldato è morto e io sono qui te lo giuro Mathias io ti amo

Ci guardiamo negli occhi, senza parlare, senza pensare, per secondi intensi, interminabili.

Ci abbracciamo, ci baciamo, ci guardiamo ancora, facciamo l’amore.
***
Non può essere stato un caso. No, non sarebbe da loro. E’ tutto così chiaro ora, è tutto scritto qui, nei suoi rapporti. Avevano scelto due anni fa Melissa per questo progetto. L’hanno inserita nell’operazione. Le hanno vietato di dirmi dettagli che potessero portarmi troppo facilmente alla scoperta. Hanno ucciso mia moglie… gliel’hanno fatta uccidere. Tutto questo per arrivare fin qui.
C’è una logica contorta in tutto questo, è evidente. La scelta è ricaduta su Melissa perché prevedevano che avrei scoperto cosa ha fatto, non c’è dubbio. E perché prevedevano che l’avrebbe scoperto anche lei…
Non so cosa pensare...mi chiedo perché l’abbiano fatto. Volevano che lo scoprissi, è evidente. Che fosse tutto un test? Forse volevano sapere quanto tempo ci avrei messo a scoprire che hanno ucciso Marie. O forse volevano sapere quale sarebbe stata la mia reazione. O magari volevano solo vede quanto tempo sarebbe riuscita a tenermelo nascosto. Sia quel che sia, non ho intenzione di farne parte.
Ho bruciato i rapporti. Tutti, i miei e i suoi. Se potessi ucciderei anche il colonnello Daryl Bolson, per eliminare qualsiasi traccia di questo dannato progetto. Dio santo, come sono stato stupido a pensare che potesse dare vita a qualcosa di buono. Che speranza ci può essere se quei bastardi non esitano ad uccidere una persona innocente solo per rendermi perfettamente idoneo al loro maledetto esperimento?
Il fine giustifica i mezzi, è sempre stato così. L’umanità se ne frega degli uomini.
Beh, non avranno alcun aiuto da parte mia.

-Domenica 4 Maggio-


-Bentrovati, signori. Dottor Sachs, lasci che le presenti gli altri: il generale Davis, il dottor Charron e il signor Yin. E lasciate anche che presenti a tutti voi il colonnello Petersson. Siete tutti stati aggiornati sugli sviluppi del progetto Ianus, e oggi siamo qui per far sì che io possa condividere con voi anche le conclusioni. Siccome non tutti, tra voi, sono stati parte del progetto sin dall’inizio, mi scuserete se faccio un breve riassunto degli atti precendenti, cercherò di farla breve. Quattordici anni fa ho sviluppato il primo prototipo degli elettrodi per il cross-over cognitivo, e ho realizzato di essere davanti ad una delle scoperte più importanti per il genere umano. Per testarlo accuratamente, però, erano necessarie due cose: finanziamenti, e dei soggetti che si adattassero perfettamente alla natura dell’esperimento. Inoltre, vista la complessità dell’operazione chirurgica, bisognava fare in modo che con il numero minore di cavie si potesse testare il maggior numero possibile di situazioni. Le cavie non potevano conoscersi, altrimenti il processo di crossing-over non sarebbe partito da zero. Per lo stesso motivo servivano due soggetti con capacità e forma mentis completamente diverse. Pensai subito ad un professore e ad un soldato. Un uomo ed una donna, per valutare i possibili risvolti sessuali ed emotivi. Inoltre, bisognava verificare quanto a lungo una mente possa tenere qualcosa nascosto all’altra, quindi serviva un segreto inconfessabile. Qualcosa che toccasse entrambi da vicino, per verificare le conseguenze dello scontro tra due menti già profondamente connesse. C’era un solo modo di ottenere tutte queste condizioni simultaneamente. Melissa Solberg è stata scelta molto prima di Mathias Nickelsen, per la malleabilità della sua mente. Il colonnello Petersson, con l’aiuto di un team di psichiatri esperti, ha simulato un centro di recupero chiamato la Nuvola, nel quale Solberg è stata plasmata per diventare esattamente ciò di cui c’era bisogno per questo progetto. Una mente fragile educata alla rigidità, un soldato che eseguisse qualunque ordine senza fare o farsi domande, perchè rifuggiva il pensare più di qualunque altra cosa. Una mente rigida, schematica. Quando Solberg era diventata esattamente ciò di cui avevamo bisogno, abbiamo cercato il secondo soggetto, e l’abbiamo trovato due anni fa: Mathias Nickelsen, titolare di due cattedre attinenti a due campi di ricerca incredibilmente distanti tra loro, una mente flessibile, libera, morbida. C’erano ancora due problemi da risolvere: il primo era l’assenza di un segreto che creasse scontro tra i due una volta scoperto, il secondo era la moglie di Nickelsen, finché sarebbe stata presente lui non avrebbe mai acconsentito a prestarsi al progetto, nè tantomeno a lasciarsi coinvolgere emotivamente da un’altra persona. E così, con l’aiuto del colonnello Petersson, abbiamo messo in piedi l’operazione Footpath Rescue, nella quale Solberg ha ucciso la moglie di Nickelsen. Abbiamo poi aspettato due anni per dare modo ad entrambi di metabolizzare l’accaduto, e poi abbiamo dato via all’ultimo passo del progetto, ovvero il reale incontro delle due menti. Tutto è andato molto più velocemente di come ci aspettavamo, e a causa di un imprevisto non è possibile visionare i rapporti dei due soggetti. Un attimo, signor Yin, sto per spiegare tutto, non si preoccupi. I due soggetti hanno raggiunto entro un mese il livello di fusione che stimavamo per un periodo di sessanta giorni, e le cose sono precipitate in fretta. Solberg ha scoperto la verità sulla moglie di Nickelsen ed è riuscita a mantenere il segreto per quasi una settimana, ma alla fine qualcosa è arrivato alla mente di Nickelsen, che deve aver capito cosa è successo e ha deciso di bruciare i rapporti e togliersi la vita. Purtroppo non sapremo esattamente cosa deve aver visto e pensato, perchè ha tenuto tutti i suoi pensieri al riguardo per sè. I rapporti sono andati perduti, ma- dottor Charron, si calmi! Ho detto si calmi, non siamo all’osteri- la prego, torni in sè! Mi lasci finire finire, per favore, e non usi più quelle parole. I rapporti sono andati perduti, ma tutta la casa era videosorvegliata ventiquattro ore al giorno, i nostri esperti stanno ricostruendo i rapporti, entro un paio di giorni avrete tutti i dati. Sì, generale? Certo, le spiego tutto. Nickelsen ha lasciato Solberg nel letto dopo un rapporto sessuale, è andato nello studio e ha dato fuoco ai rapporti, per poi mettersi un cappio al collo e dare un calcio alla sedia È un peccato che l’abbia fatto senza scrivere un rapporto, perché non verremo mai a conoscenza dei suoi ultimi pensieri, ma la sua scelta ci ha tolto l’onere di mettere in scena l’atto finale, ovvero uccidere uno dei due per verificarne le conseguenze sull’altro. Ebbene, sono lieto di annunciarvi che tutto è andato esattamente come previsto. Nel momento in cui Nickelsen è soffocato completamente, anche Solberg è morta. L’aspetto più interessante è che è morta per soffocamento, anche se non deve aver capito il perché. Era stesa a letto e improvvisamente ha iniziato a soffocare, crediamo sia perchè la sua mente è stata influenzata da quella di Nickelsen. Il cervello di Solberg deve aver creduto di star soffocando e ha smesso di respirare. A questo punto credo che sia arrivato il momento di incontrarsi tutti di persona per discutere il prossimo passo del progetto, e per stappare una bottiglia di champagne alla riuscita del progetto!

2 commenti:

Unknown ha detto...

Sono rimasta allibita alla fine.... il flusso di coscienza parallelo è un capolavoro(anche perché mi è piaciuta la scelta stilistica della mancanza di punteggiatura) e poi per finire mi è piaciuta troppo la parte dei funghetti allicinogeni!
E poi ho notato un'altra cosa: i vostri stili, nella seconda parte, sembrano fondersi, non c'è così tanta differenza come nella prima

vorgh ha detto...

Lo sapevo! Non era proprio come l'avevo immaginato, ma insomma l'amore tra i due c'è, la morte dei due c'è. Comunque siete stati bravi, anche se ci sono delle scelte stilistiche e di lessico che mi suonavano piuttosto male, soprattutto nella seconda parte, specialmente nell'ultimo rapporto dove viene raccontata la fine della storia. In alcuni tratti l'ho trovato un po' lento e con parti trascurabili. Nel complesso mi è piaciuta la storia con il mystery di fondo, gli spunti di riflessione che nascono soprattutto a cavallo tra la prima parte e la parte iniziale della seconda, e come Giada dice nel commento di sopra il flusso di coscienza parallelo è una gemma che luccica nell'intero racconto, solo per quella meritate una stretta di mano.